Madonna dell’arancio: un’analisi alla rovescia

Ugo Carmeni propone un puntuale percorso di reverse engineering applicata alla “Madonna dell’arancio di Cima da Conegliano”. La precisione metodologica di questo saggio muove da alcuni autori classici, per esempio da Michael Baxandall e dalla sua idea di opera come rapporto sociale tra pittore e committente. La scelta della contestualizzazione storica dell’artefatto muove da una disquisizione sul suo valore materiale verso un interessante riconoscimento, all’interno della minuziosità paesaggistica del Cima, di alcuni caratteri tipici della civiltà veneta. Questa, soprattutto se paragonata alla fiorentina, dimostra certamente un maggior pragmatismo, una minore propensione alla contemplazione in favore del predominio dell’azione. Tratti culturali che vengono espressi, nella pittura veneta rinascimentale, attraverso l’abbandono della prospettiva geometrica e con l’adozione di quella aerea. Gli sfondi cessano di essere rigidamente architettonici e appaiono paesaggi in cui scorgiamo figure in movimento, soggetti di una vita attiva in cui si corrode il senso di stasi. Il lavoro di Carmeni presenta diversi aspetti di interesse, scegliendo di analizzare l’opera a partire da una pluralità di angolazioni. In particolare il saggio riesce, pur nella sua esaustività, a evitare la pedanteria. L’autore non cede mai alla tentazione di trattare la “Madonna dell’arancio” come un rebus, riuscendo, invece, ad illuminare con intelligenza la relazione dell’opera con il proprio tempo ed il proprio spazio. (fonte www.marcadoc.it)